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"Il tempo ritrovato è di gran lunga più piacevole di quello perso" (Cit. di Giovanna Albi)

martedì 14 maggio 2013

Recensione a Niente da nascondere di francesco Casali Koi Press 2012

Ciao ,
 sono Giovanna Albi e con  sincera e intensa emozione ti presento la mia recensione al profondo e toccante testo di Francesco Casali " Niente da nascondere" Koi Press 2012.

Di tutti i molti libri che ho letto nessuno è riuscito a scavare dentro il dolore, ineludibile dell'umana esistenza, come quello dello scrittore Francesco Casali. Un dolore guardato in faccia con ardimento, accettazione, sfida. Dura è parlare del dolore, in un secolo "superbo e sciocco " come il nostro, nel quale più che mai si evita l'argomento ,emarginando le persone,molte, che sono coinvolte in questo destino tutto umano.
Il dolore c'è, esiste, l'ontologia del dolore è l'esistenza stessa, la peggiore delle malattie, perché sicuramente mortale; il dolore ci attraversa dalla nascita alla morte; eppure la difesa dell'uomo medio è quello di costruire una barriera tra sé e il suo dolore e soprattutto tra sé e il dolore degli altri, e, così, come si desume dal testo di Francesco, tutti fingono di essere felici, glissando il problema che più ci riguarda: il dolore del vivere, condizione  cui nessuno può sottrarsi, perché tutti mortali.
Francesco si ribella con consapevolezza estrema e profondità di sentire a questo atteggiamento comune e parla "apertis verbis" dell'argomento più scomodo, sottolineando come sia nocivo non riconoscere il dolore: il che porta alla follia, all'annientamento dell'intelligenza emotiva, alla morte interiore,ad una sorta di anestesia emozionale. Il dolore va vissuto, introiettato, capito, elaborato, integrato; tante sono le operazioni di fronte ad esso; tutte queste operazioni sono valide e possono sortire risultati, soprattutto nella condivisione umana; un solo atteggiamento porta dritti alla sconfitta dell'uomo: il rifuggire e il nasconderlo.
Mi trovo in perfetta sintonia con il messaggio di Francesco; io, che ho fatto della elaborazione del dolore la mia ragione di vita, non posso che assentire e partecipare attivamente al messaggio profondamente educativo-terapeutico del libro; il peggiore dolore è il sentirsi soli nel dolore,incontrare  parole superficiali e sbrigative. Solo la condivisione, la rielaborazione partecipata, la riappropriazione di un ruolo, di un senso( come avviene per esempio, come spiega Francesco, attraverso lo sport sano all'interno di una squadra di calcio)può aiutare a riprendere il mano la propria vita e a non affondare come una nave alla deriva. Le terapie, le parole, i farmaci non sono sufficienti a colmare il disagio esistenziale; c'è bisogno di altro: di umanità che si faccia carico dell'umanità dolente.
Degli undici capitoli di cui si compone il libro non ve n'è uno che non colpisca il cuore del problema e il cuore dell'uomo sensibile; tutti i capitoli partecipano con pari grandezza a dipingere il grande mosaico del dolore umano e di tutte le strategie per affrontarlo ed esorcizzarlo. Tutti i capitoli, in uno stile piano , scorrevole, degnamente umano, affrontano con profondo rispetto l'argomento con presentazione di situazioni e di personaggi profondamente toccanti, trattati con una maestria commuovente, trattati come solo Francesco sa fare, abituato per lavoro a maneggiare il dolore altrui e ad amministrare privatamente il proprio.
I personaggi sono presentati con acribia analitica e profonda compartecipazione e non c'è una parola sulla quale non mi trovi d'accordo: tutti i casi presi in analisi sono spaccati della dolente umanità, abbracciata col cuore oltre che con una penna felicissima. Pregevole la conoscenza della musica e del cinema e accurata la bibliografia di riferimento. Sofia ,Angelo, Andrea,Giovanni si impongono al nostro sguardo partecipe e si imprimono nel cuore con la loro verità: la verità più vera, il dolore umano.
Anche Francesco è umanamente dolente, non solo perché si fa carico del dolore altrui, il che è molto generoso, ma anche perché ha un dolore personale da elaborare, un dolore che guarda in faccia, senza niente nascondere, un lutto da superare rispetto al quale non si vergogna di ammettere anche la propria impotenza; sì, perché il dolore spesso rende impotenti e ,per quanto il soggetto possa reagire, esso riemerge anche con virulenza, soprattutto, come spiega Francesco, nei sogni, quando le difese dell'Io si abbassano e l'inconscio la fa da padrone.Allora non ci resta altro che viverlo, vivere anche gli incubi notturni, cercando di prendere dimestichezza con questo compagno di viaggio, determinati a non rimanere più soli nel dolore, perché da soli i dolore non si supera, ma incacrenisce come una malattia cronica.
La capacità analitico-descrittiva di Francesco è notevole, come dimostrano anche i bellissimi capitoli in cui si avventura nel carcere di Mantova o nei Castelli valdostani, dove tutto assume la forma del mistero in uno stile denso e appassionato, segno che Francesco sa sperimentali temi diversi in uno stile duttile e altamente mimetico.
Come non essere d'accordo su tutto quanto viene espresso a proposito dei funerali anonimi che non rendono merito alla vita del defunto e al dolore reale dei parenti?L'indagine si fa serrata e la denuncia assolutamente da condividere; anche il funerale non è un momento in cui il dolore viene rispettato come si dovrebbe, ma diventa convenzionale rito nelle mani di chi magari il defunto non l'ha mai conosciuto.Anche io vorrei un funerale come quello che Francesco prefigura per sé e preferirei che la mia bara fosse portata dai miei amici piuttosto che da anonimi professionisti del rito, col rischio certo di cadere, ma tra mani amiche.
Chiudo la mia recensione consigliando a tutte le persone sensibili la lettura di un libro che ti fa crescere soffrendo, in uno stile padroneggiato con sicurezza e duttilità, perché il libro non elude , ma affronta l'unico tratto comune dell'umanità, di fronte al quale c'è una risposta efficacissima: l'amore, tema al quale Francesco dedica parole sublimi.

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