Caro Tempo, è il caso che io e
te prendiamo confidenza: io ero una bambina e credevo di poterti dominare,
credevo nella mia infallibile onnipotenza, ma tu passi veloce e tramuti ogni
cosa e persona; mi hai strappato via gli affetti più cari, ma non mi hai tolto
il sorriso mai spento , la certezza che non farai scempio di me se non con la
morte, che poi io non temo, perché è solo un passaggio ad una dimensione più
alta.
Tu,Tempo, travolgi ogni cosa, ma
non puoi cancellare gli affetti più grandi, perché anche la morte nulla può
contro i ricordi che gelosamente custodiamo, certi che nessuno muore davvero finché ne conserviamo
il ricordo. Il ricordo è l’unico strumento che abbiamo contro la tua
prepotenza. E io me ne sto qui seduta in questa domenica uggiosa a ricordare, e credo di essere una privilegiata, perché
conservo vigile la memoria e forti i sentimenti del cuore mio. Mia nonna,
malata di cancro, mi ha lasciata nel 1972, sono ormai 40 anni, ma io la
ricordo, ricordo il suo sfaccendare per casa, le sue pizzonde, come le
chiamiamo in teramano, le frittelle che lei faceva meravigliosamente bene. Era
una cuoca provetto e la famiglia si riuniva intorno alla mensa la domenica:
c’erano tutti i parenti, molti dei quali sono morti. Ricordo, nonna, il tuo
sorriso e il tuo sguardo straniato dalla gelosia, sì, gelosia per il nonno che
ti tradiva. Era un bellissimo uomo, io ne conservo le foto, e non l’ho mai
conosciuto, ma ricordo le tue crisi di pianto ogniqualvolta ricordavi i suoi
tradimenti, e tu eri una donna piccolina, mi sembravi una bambina bisognosa di
affetto.
Dicevano i parenti che eri un’isterica, ma io
comprendevo la tua sofferenza; dura deve essere la vita di una donna innamorata
e tradita! Le tue figlie non ti comprendevano e adoravano il padre come una
sacra icona. Tua figlia, che è poi mia madre, ne custodisce gelosamente le foto
e parla sempre di lui, lo cerca,come se fosse vivo; sai, lei è malata da 20
anni di Alzheimer e non ricorda nulla se non suo padre e pensa di avere tre anni. A me fa una gran pena: non
mi riconosce e ha lo sguardo assente, parla da sola , ricordando il tempo
passato, credo che sia in una dimensione oltre, si muova verso un altrove che
solo lei capisce, più vicina al mondo
dei morti che a quello dei vivi. Il tempo ha fatto scempio della sua memoria :
ricorda benissimo Carducci, Leopardi e la Divina Commedia, ma non si è accorta
che le è morto il marito, non lo cerca, come se non fosse mai esistito.
Sì, Tempo, mi hai portato via mio
padre il 20 febbraio di questo anno, ma chi mai potrà cancellare il ricordo di
un uomo dalla tempra d’acciaio, di un uomo libero dentro, di un nobile
partigiano della pace e della libertà, della cultura, della letteratura, della
filosofia, della storia, della politica? Ricordo i suoi silenzi, l’austerità
della sua indole di indefesso lavoratore, mi porto dentro i suoi insegnamenti:
in primis, la difesa della mia libertà di pensare e, se oggi mi diletto a
scrivere, lo devo a lui che mi ha educata ad avere rispetto per la cultura e
per la mia persona,a condividere i miei sentimenti con il resto del mondo. Si
definiva un “ solipsista”, ma in realtà entrava in amabile conversazione con
mondo quando ne aveva occasione, un abile oratore era, un tuttologo, un uomo
saggio. Eppure, tu Tempo, hai portato via anche lui, che era profondamente
attaccato alla vita, ma alla fine ha ceduto alla tua forza e non ha più
reagito.
Tutti si piegano di fronte alla tua forza che
cambia i nostri profili e le nostre anime, che tu plasmi con tirannide,
facendoti arbitro delle nostre esistenze. E noi andiamo avanti e tu ci corri
dietro e a volte vanifichi i nostri progetti, ma noi resistiamo e a volte ti
sfidiamo con sguardo altero, ma poi ci inchiniamo alla tua forza che tutto
involve.
Ci restano macerie e sepolcri da
coltivare, nel tentativo spesso vano di tenerci desti, ci sembra di essere
degli eterni ragazzi, ma le rughe allo specchio ci ridanno l’immagine di ciò
che siamo diventati, Sì, le rughe come sono belle! Ognuna il segno di un
percorso compiuto, di un dolore superato, di una gioia goduta.
Solo ieri ero una ragazzina
inesperta della vita, oggi sono una cinquantenne saggia assennata, una madre,
una moglie, un’ insegnante e tu mi hai plasmata con nobile maestria, tu, abile scultore; non vorrei tornare indietro,
ma tu non lo permetteresti, tu ci ridai i confini dai quali deborda la nostra
onnipotenza, tu sei il nostro amico-nemico,e ci riconduci sul sentiero della
saggia opportunità di accettare il tuo trascorrere inesorabile ed impietoso.
Ma non hai pena di noi mortali
che ci affaccendiamo chi in un modo chi in un altro cercando di trattenere proprio te, che per
nulla ti curi di noi, del nostro fare e del nostro soffrire come pellegrini
sulla nera terra?
Tempo, nostro grande padrone, noi ci
inchiniamo a te quando siamo adulti, e ti sfidiamo quando siamo giovani, quando
abbiamo tanto tempo da vivere e ci sentiamo padroni del mondo. Sai, figlio mio,
quante volte non ho fatto in tempo? Quanto rimpianto mi porto dentro, quante
sconfitte e quante vittorie ? Sicché io posso
dire di essere una persona in precario equilibrio ; credevo di essere
una trapezista e mi ritrovo un acrobata che cerca un equilibrio sul filo del
tempo. E, tu, Tempo , la fai da padrone ,e non ci dai nemmeno il lo spazio di
riflettere che sei già trascorso in corsa sfrecciante lasciandoci a terra a
chiederti perdono per la nostra arroganza.
Tu, Tempo, a volte sei davvero
tiranno e strappi i figli ai genitori, ed io ti ringrazio perché finora sei stato
clemente con me, che ho la fortuna di vedere mio figlio forte e sano di cuore,
di mente, di fisico, ma hai distrutto i sentimenti che provavo verso molte
persone e di questo mi dolgo, di queste separazioni forzate, allora andrei a
riprendere i miei amici e li farei tornare in vita nella mia memoria , ma,
proprio quando mi sembra che la difficile impresa arrivi a compimento, arrivi
tu e mi richiami al presente e mi ammonisci e mi apri gli occhi e mi fai capire
che sto solo sognando. Allora noi umani ci rifugiamo impotenti tra le braccia di Dio,
lì dove risiede il tempo infinito e cerchiamo di lenire la sofferenza di fronte
al trascolorare di tutte le cose. Macerie siamo nient’altro che macerie del
tempo trascorso e cerchiamo un aiuto, un conforto, una mano amica che ci porti
con sé, che ci strappi al dolore del tempo che si consuma nel momento stesso in
cui cerchiamo aiuto.
Vorrei richiamare in vita i miei
affetti, ma resta solo un dolce ricordo e mi ritrovo a parlare con i miei morti
e con i miei amici in atteggiamento supplice, martoriato dalla tua forza. Sai,
da giovane, non credevo che tu fossi così onnipotente, credevo io di esserlo,
solo da poco mi sono accorta della mia impotenza di fronte a te; eppure io ti
chiedo tempo, dammi ancora del tempo per recuperare la mia grandezza, abbi
compassione di me che mi piego umilmente a chiedere aiuto proprio a te, che in
fondo ti avverto come il mio nemico principe, perché sei di una forza che
supera la stessa Natura, che talora riusciamo a piegare ai nostri servigi, mentre
tu davvero passi mietendo vittime ovunque e non ti lasci certo domare.
Se leopardianamente riusciamo
sfidare la Natura, nulla possiamo contro di te e ribellarsi alla tua forza è
sciocco e insensato e significa non cogliere il paradosso del divenire: diveniamo
sempre altro anche rispetto al ricordo: e io non mi lascio incastrare e ti
fuggo, non mi faccio prendere dalla nostalgia di ciò che poteva essere e non è
stato. Me ne sto piantata a terra come una dura quercia che non si lascia
scalfire dalla tua forza. Non è rassegnazione ,è consapevolezza dei limiti
umani, che solo l’età matura mi ha dato, e anche se soffro, tu ,Tempo
inclemente, non lo devi sapere, perché io non voglio farti scoprire i miei lati
deboli, ho paura che tu possa infierire su di me.
Ti chiedo un piacere: sii
clemente con mio figlio, lascialo crescere come meglio crede, fallo diventare
una persona forte, piantata a terra su profonde radici, dagli il tempo di
crescere forte e sano, dettagli le leggi dei sani principi, su cui edificare la
sua casa di bronzo, non ti curare di me, che ormai sono formata, ma plasma lui
come si fa con un amico, dagli le opportunità di cogliere il kairòs ,dagli le
chances per arricchire la sua personalità e soprattutto dagli il tempo di
studiare e formarsi come cittadino libero e responsabile. Sicché si possa dire
che non è vissuto invano.
Come pellegrini passiamo su
questa terra, certi che un futuro migliore ci aspetta oltre la morte ,intanto in
questa vita ci affaccendiamo e sai quanto tempo ci facciamo rubare dalla
stoltezza degli uomini, che ci sottraggono al nostro tempo interiore con il loro
insulso ciarlare su cose vane?
Scegliamo i nostri amici per
tempo! Curiamo la nostra anima come si fa con le piante! Annaffiamole di
sobrietà e saggezza! Non lasciamoci travolgere dalle mode che passano! Resistiamo
e insistiamo pervicacemente per essere noi stessi sempre! Tuteliamoci! Teniamo calde le nostre anime pronte ad
amare! Liberiamole dall’invidia, la gelosia, il risentimento! Questo è l’unico
strumento che abbiamo contro il tempo ,che stratifica su di noi anche ciò che
non vogliamo. Compiamo riti di purificazione dal dolore di esistere ,a volte
senza poter scegliere il nostro destino, perché anche il destino lo amministri
tu, o Tempo , padrone assoluto delle nostre esistenze miserabili.
Anche Traiano, dopo aver conquistato
mezzo mondo, dovette fermarsi a riflettere forse sulla vanità stessa delle sue
conquiste e arrendersi di fronte all’infinito temporale. Il Tempo ci ammonisce
delle nostre fragilità e io mi rivolgo supplice a te, o mio Dio, dammi la forza
di sopportare ciò che non posso cambiare e spingimi avanti , sollevami dal buco
nero del Tempo. Dammi la forza di andare avanti col sorriso mai spento anche
nella sofferenza di non essere riuscita a portare a realizzazione qualche mio
progetto: non ho fatto in tempo.
Tempo, mio Tempo, torna ! Il Tempo
ritrovato è di gran lunga più piacevole di quello perso.
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